28.10.2015
In questi giorni sui media generalisti assistiamo ad un rincorrersi di citazioni e di presunti interventi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la quale avrebbe stabilito che “la carne rossa fa male”.
In realtà l’allarme lanciato dallo IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) aveva un altro dato di partenza: semplicemente la carne rossa è stata inserita nelle sostanze “probabilmente cancerogene”, senza quantificare il pericolo della correlazione.
In altre parole lo IARC non prende posizione in merito a quanto una sostanza favorisca l’insorgere di cancro, ma al rischio che possa farlo o meno.
La dichiarazione dell’OMS riunisce su un’unica griglia di valutazione l’intera produzione mondiale di carne, accomunando Paesi e filiere diverse tra loro, e pertanto deve essere rivalutata e considerata in base alla specifica realtà.
Il problema riguarda in particolare quei Paesi che hanno un’alimentazione “mono cibo” e che utilizzano prodotti processati ed industriali in modo esclusivo.
Il primo passo per un consumo sano di carne è, senza ombra di dubbio, il consumo consapevole, calibrato sulla qualità e sulla tracciabilità del prodotto. Le carni prodotte in Italia non derivano da processi pericolosi, a differenza di quelle prodotte in Paesi senza una specifica legislazione a tutela della salute del consumatore.
Il nostro sistema alimentare è tra i più avanzati nel mondo ed è molto controllato. La dieta mediterranea è stata dichiarata “Patrimonio dell’Umanità” in quanto fonte di benessere grazie alla varietà e all’equilibrio dei diversi elementi che la costituiscono (carboidrati, grassi, proteine, vitamine, etc.), nonché alla freschezza e alla stagionalità delle sue componenti.
Tale dieta è sempre al momento preferibile ai modelli alternativi, provenienti da Paesi esteri dove, al di là dei proclami, manca completamente una cultura dell’alimentazione, e probabilmente questo fa più danni della carne rossa in sè… L’educazione alimentare prima di tutto, ci deve insegnare a mangiare con equilibrio.
I titoli divulgati dai media sono eccessivamente allarmistici. La notizia per come è stata trattata rischia di avere grandi ripercussioni sulla salute delle persone nonché sul versante economico, danneggiando i settori primario e secondario.
Non bisogna lasciarsi prendere dal panico quando la causa è il dibattito su informazioni che sono nate in ambienti specialistici e sono state riportate dalla stampa generalista gettando in pasto ad un pubblico non preparato, delle notizie incomplete.
Occorre invece proporre una continua educazione all’alimentazione sana e corretta, radicata nella nostra cultura.